venerdì 4 gennaio 2013

Lavori al minimum wage nella capitale

Prendo spunto da una conversazione che ho avuto ieri con il gestore di un ristorantino italiano dietro Harrods per scrivere qualcosa sui lavori da barista / cameriere / commesso che i ragazzi italiani possono trovare qua a Londra. Vorrei mettere numeri, grafici, considerazioni di carattere economico e sociale, ma come diceva un mio vecchio professore all'universita' di Torino, verrebbe solo fuori una minestra riscaldata. Vi metto un paio di link, come il London's Poverty Profile o National Minimum Wage Low Pay Commission 2012,  per approfondire i discorsi.

Paolo, un simpatico Bresciano a Londra da parecchi anni, dice che riceve mediamente 10 ragazzi italiani al giorno in cerca di lavoro nel suo ristorante. 10 al giorno, 300 al mese! Purtroppo li deve mandare via tutti, e le cose non miglioreranno nei prossimi mesi quando entrera' in bassa stagione. Troppi ragazzi in cerca di lavoro? O poca offerta di lavoro? E son poi tutti ragazzi?

Si', troppi ragazzi in cerca di lavoro. L'offerta di posti al minimum wage, dopo il calo del 2008-2009, e' tornata lentamente a salire. Pub e ristoranti che avevano chiuso a causa della delocalizzazione di lavori fuori Londra, riaprono per incontrare la domanda di nuovi colletti bianchi affamati. Ma sulle sponde italiche la crisi continua a mordere, ed orde di giovani senza lavoro - laureati o meno fa poca differenza - cercano miglior fortuna oltre manica. E si ritrovano tutti qua a Londra a cercare lavoro.

A questo punto, io mi farei due domande.

Perche' venire a Londra? Ok, fa molto cool passare le notti negli ambienti underground di Shoreditch o fare spesa a Sloane Square, ma con un lavoretto al minimum wage e' gia' tanto se ti puoi permettere un frappuccino da Starbucks dopo aver pagato l'affitto della tua camera condivisa con 10 persone. Gli affitti sono alle stelle a causa dei pochissimi mortgage concessi, i trasporti sono carissimi causa tagli del governo al settore pubblico. Il regno e' grosso, non inizia e finisce dentro la M25. Personalmente mi piace parecchio Bath e Bristol, ma anche Nottingham non era affatto male. E perche' non York o Leeds, nel grande nord? Tutte cittadine stupende dove la vita costa moooolto meno, bar e ristoranti ce ne sono uguali, inglese lo parlano uguale (ok, non al nord, ma ci assomiglia). C'e' sempre la Scozia poi - io ci ho lasciato il cuore ad Edinburgh! Vivere in un posto economico ti permette di vivere decentemente con uno stipendio base, pagarti un corso di inglese (vedi punto dopo), uscire la sera e conoscere gente. E trovi anche meno italiani in giro, cosi' hai meno tentazioni di fare gruppo e magari impari qualcosa della cultura locale.

Perche' ammazzarsi di lavoretti? Va bene, Londra e' l'unico posto al mondo che ti tira. Boh, ti capisco, anche per me e' cosi'! Hai lasciato l'Italia con un pezzo di carta in mano, spero per te in qualche disciplina scientifica e non in scienza dei formaggini cremosi. L'inglese non lo parli molto, ma la tua idea e' di venire qua e imparare lavorando. Cazzate. Devi andare a lezione, punto. Un amico, architetto, lavorava come cameriere di giorno e barista alla sera, 6 giorni su 7. Due lavoretti al minimum wage, che gli pagavano l'affitto e qualche sfizio di tanto in tanto. Dopo 6 mesi, non aveva imparato una mazza di inglese. Pero' sapeva dirti tutti i piatti del giorno e le birre che servivano. Se n'e' tornato a Udine. Fai un corso di inglese, fai colloqui di lavoro per lavori su cui hai studiato sopra. Non per metterti fretta, ma ora che tu hai finito l'universita' in Italia, un tuo coetaneo locale qua ha gia' lavorato da tre anni come professionista.

1 commento:

Giorgio Cucco ha detto...

Ciau Luk, visto che ti lamenti, ti scrivo io.

Oggi avevo un cazzo da fare (anche adesso sto aspettando che Bea si prepari per venire a cena).
Mi ha fatto ridere questo tuo post... e l'ho gira a whom it may concern. :)

A dopo, ciau