martedì 29 gennaio 2013

Storie dalla Metropolitan line

Mi ero quasi dimenticata di raccontarla questa.

Intendiamoci, non che sia una di quelle storie da far cambiare la vita, ma semplicemente un aneddoto su quello che mi e' successo la scorsa settimana in metro mentre tornavo a casa. Mi e' venuto in mente ora perche' stasera non ho un cazzo da fare, sono le 11 e sono stranamente sobrio. O diversamente alcolizzato, vedete voi.

Non divaghiamo, e cerchiamo di tenere questo post stretto e conciso. Iniziava tutto quando, come al solito, uscivo dal pub verso le 10 e avevo una fame porca. Sono a Liverpool Street (non a Liverpool, i miei assidui lettori capiranno il collegamento) e mi fiondo al chioschetto dei cornish pastis. Per voi poveri sfigati che vivete sulla terra ferma, i cornish pastis sono cornetti di pasta frolla con dentro le peggio schifezze lasciate come scarti industriali.

iPhone sparato nelle orecchie, aspetto il treno che arrivi e nel frattempo mi addento una cornish pastis. Una ragazza a fianco a me si addenta un cheese burger, e un altro tizio si mangia una baguette con dentro prosciutto e qualcos'altro. Insomma, un banchetto di ubriachi sulla platform della metropolitan line.

Arriva un gruppo di ragazzini. Italiani. Non serviva sentirli per capire che fossero italiani. Ragazzi con 3 kili di gel in testa neanche facessero le controfigure a Travolta in Fame, pizzetto e barba curatissima, scarpe da ginnastica stile anni 90. E zaino Seven. Ragazze anche loro in jeans - ma in Italia le gonne non esistono? - e scarpe da ginnastica. E zaino Invicta. Carini comunque, 18 anni ciascuno, magari la prima gita da soli fuori dall'Italia. O fuori dalla regione. O fuori da casa di mamma e papa'. Vabbe', non divaghiamo.

Io mi sarei anche fatto i cazzi miei, non che' questi si siedono uno a fianco a me e due davanti, ed iniziano ad urlare come scimmie. Avevo pure gli Arctic Monkeys sparati nelle orecchie, ma ad un certo punto non sentivo piu' nulla. Con un gesto rapido, stacco la musica e ascolto questi cos'hanno da urlare. E nel frattempo mi finisco il mio cornish pastis.

Per praticita', daro' 3 nomi ai ragazzini. Peppo, Aldo, e Gessica. Gessica con la G.

Peppo: "Oh ma minchia, ma secondo voi, qui a Londra, esistono le famiglie normali?"
Gessica: "Eccerto cazzo, certo che esistono, sono stata qua 2 settimane in vacanza studio lo scorso anno, e c'erano le famiglie normali"
Aldo: "E' vvero, c'hai raggione"
Peppo: "No ma guarda cazzo, sono le 10 e tutti mangiano in sta metropolitana:
Aldo: "E' vvero, c'hai raggione"
Gessica: "Ma non capisci un cazzo, e' che questi sono usciti adesso dall'ufficio, tutti gli altri sono a casa a mangiare la pasta"
Peppo: "Ma secondo te la mangiano la pasta questi, cioe', mangiano cose normali?"
Gessica: "Eccerto che mangiano la pasta"
Aldo: "E' vvero, c'hai raggione"
Peppo: "No ma cazzo tipo, guarda quella tipa che si sta mangiando un amburgher, fa proprio schifo oh"
Gessica: "Eh eh che troia, che schifo"
Aldo: "E' vvero, c'hai raggione"
Peppo: "E guarda sto qua a fianco a me, cazzo sta mangiando, dei cornetti?"

Alche' io mi giro, con una faccia non propriamente sobria, accenno un mezzo sorriso, e gli dico:

"Guarda, quello che sto mangiando si chiama cornish pastis, e' abbastanza buono, te ne posso offrire uno".

Gessica: "Ahaahha che figura di meerda"
Peppo [un po' palliduccio]: "Err mi-mi s-s-cusi" (mi piace quando mi danno del lei)
Aldo [accartocciato dalle risate]: "Ahahahhahaha" (Aldo non ha mai contribuito molto)

Aldo, Peppo e Gessica escono - aka si catapultano - appena si ferma il treno, a Farringdon. Io me ne son tornato a casa sorridendo - e no, non perche' ero ubriaco.

lunedì 14 gennaio 2013

Fare la cosa giusta - non andare all'ospizio

Oggi pomeriggio ho passato un'ora e mezza della mia vita a parlare con un vecchietto in un ospizio.

L'anzianotto in questione e' un amico di un amico. I due si conoscono da una vita, e si sono sempre scambiati corrispondenza. Succede che il vecchietto non ha risposto all'ultima lettera invitata dal mio amico: l'ultimo contatto infatti risale al 2011, ed il mio amico era giustamente preoccupato per le sorti del vecchietto.

Il mio amico mi ha cosi' incaricato di andare alla ricerca di questo anziano, che casualmente vive a Londra. Non sono riuscito a trovare un recapito telefonico, cosi' oggi pomeriggio dopo aver fatto due commissioni, mi sono messo in marcia per Kilburn alla ricerca di questa persona. Trovarlo non e' stato difficile: avevo il suo nome ed il suo indirizzo di posta, che risulta poi essere un'ospizio. Dopo aver convinto la portinaia a farmi entrare, arrivo nell'appartamento di questo uomo.

Il tipo e' completamente sordo. La portinaia mi avverte - se vuoi parlargli, devi urlare.
io: "Hello, my name is Luca, I'm here on behalf of.. "
lui: "Whaaaat?"
io: "HELLO - MY - NAME - IS..."
lui: "I CAN'T HEAR YOU, SPEAK LOUDER!"
io: "For folks sake.. HELLOOOOOOOOOOO!!" (ho poca pazienza..)
e cosi' via..

Dopo una buona 20ina di minuti, usciamo dall' empasse delle introduzioni, e inizia la mia fine. Questo simpatico vecchietto pare che non parlasse con anima viva dalla guerra 15-18, cosi' inizia a raccontarmi tutta la sua vita. E mi racconta del suo tempo passato nel Libano, a Roma, a lavorare per Thomas Cook etc. Cioe', una vita pienotta, in giro per il mondo.

Io ho il livello di sopportazione pari a 0, ma mi sembrava brutto mollarlo li' a meta'. Allora dopo avermi raccontato tutto della sua vita, inizia a raccontarmi di quanto e' scazzato in ospizio, che nessuno lo viene a vedere, che la sua famiglia si e' dimenticato di lui, che paga troppo per questa camera, che nella sua agenda ha ancora numeri di tante donne ma non gli va piu' di chiamarle..

Alla fine, mi ha messo una tristezza dentro che la meta' basta. Solo che ero troppo scazzato dopo un'ora e mezza a star li a sentirlo parlare, che ad un certo punto gli ho detto che vabbe', mi faceva piacere averlo conosciuto, che sarei andato a trovarlo tra un po' di mesi e amen.

A vedere le sue condizioni di salute, mi sa che la prossima volta che lo vado a trovare sara' al Brompton cemetery. In compenso, mi ha dato un po' di indirizzi di ottimi ristoranti in centro, mi ha detto di andare e farsi dare qualche sconto dicendo che sono suo amico :/

venerdì 4 gennaio 2013

Lavori al minimum wage nella capitale

Prendo spunto da una conversazione che ho avuto ieri con il gestore di un ristorantino italiano dietro Harrods per scrivere qualcosa sui lavori da barista / cameriere / commesso che i ragazzi italiani possono trovare qua a Londra. Vorrei mettere numeri, grafici, considerazioni di carattere economico e sociale, ma come diceva un mio vecchio professore all'universita' di Torino, verrebbe solo fuori una minestra riscaldata. Vi metto un paio di link, come il London's Poverty Profile o National Minimum Wage Low Pay Commission 2012,  per approfondire i discorsi.

Paolo, un simpatico Bresciano a Londra da parecchi anni, dice che riceve mediamente 10 ragazzi italiani al giorno in cerca di lavoro nel suo ristorante. 10 al giorno, 300 al mese! Purtroppo li deve mandare via tutti, e le cose non miglioreranno nei prossimi mesi quando entrera' in bassa stagione. Troppi ragazzi in cerca di lavoro? O poca offerta di lavoro? E son poi tutti ragazzi?

Si', troppi ragazzi in cerca di lavoro. L'offerta di posti al minimum wage, dopo il calo del 2008-2009, e' tornata lentamente a salire. Pub e ristoranti che avevano chiuso a causa della delocalizzazione di lavori fuori Londra, riaprono per incontrare la domanda di nuovi colletti bianchi affamati. Ma sulle sponde italiche la crisi continua a mordere, ed orde di giovani senza lavoro - laureati o meno fa poca differenza - cercano miglior fortuna oltre manica. E si ritrovano tutti qua a Londra a cercare lavoro.

A questo punto, io mi farei due domande.

Perche' venire a Londra? Ok, fa molto cool passare le notti negli ambienti underground di Shoreditch o fare spesa a Sloane Square, ma con un lavoretto al minimum wage e' gia' tanto se ti puoi permettere un frappuccino da Starbucks dopo aver pagato l'affitto della tua camera condivisa con 10 persone. Gli affitti sono alle stelle a causa dei pochissimi mortgage concessi, i trasporti sono carissimi causa tagli del governo al settore pubblico. Il regno e' grosso, non inizia e finisce dentro la M25. Personalmente mi piace parecchio Bath e Bristol, ma anche Nottingham non era affatto male. E perche' non York o Leeds, nel grande nord? Tutte cittadine stupende dove la vita costa moooolto meno, bar e ristoranti ce ne sono uguali, inglese lo parlano uguale (ok, non al nord, ma ci assomiglia). C'e' sempre la Scozia poi - io ci ho lasciato il cuore ad Edinburgh! Vivere in un posto economico ti permette di vivere decentemente con uno stipendio base, pagarti un corso di inglese (vedi punto dopo), uscire la sera e conoscere gente. E trovi anche meno italiani in giro, cosi' hai meno tentazioni di fare gruppo e magari impari qualcosa della cultura locale.

Perche' ammazzarsi di lavoretti? Va bene, Londra e' l'unico posto al mondo che ti tira. Boh, ti capisco, anche per me e' cosi'! Hai lasciato l'Italia con un pezzo di carta in mano, spero per te in qualche disciplina scientifica e non in scienza dei formaggini cremosi. L'inglese non lo parli molto, ma la tua idea e' di venire qua e imparare lavorando. Cazzate. Devi andare a lezione, punto. Un amico, architetto, lavorava come cameriere di giorno e barista alla sera, 6 giorni su 7. Due lavoretti al minimum wage, che gli pagavano l'affitto e qualche sfizio di tanto in tanto. Dopo 6 mesi, non aveva imparato una mazza di inglese. Pero' sapeva dirti tutti i piatti del giorno e le birre che servivano. Se n'e' tornato a Udine. Fai un corso di inglese, fai colloqui di lavoro per lavori su cui hai studiato sopra. Non per metterti fretta, ma ora che tu hai finito l'universita' in Italia, un tuo coetaneo locale qua ha gia' lavorato da tre anni come professionista.